Come andò veramente la prima missione umana sulla Luna? Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere.... Ora viene svelato!
venerdì 28 settembre 2012
SAV e sangue freddo, molto freddo...
Le coordinate di allunaggio erano state impostate dal centro di controllo, prima della partenza dalla Terra, direttamente sul computer di bordo della navetta Sparrow.
I dispositivi elettronici dell'epoca avevano una potenza di calcolo davvero irrisoria se paragonata ai
comuni telefoni cellulari che oggi tutti noi disponiamo ma, la preparazione tecnica degli operatori a Terra e, soprattutto, le conoscenze e capacità degli astronauti della missione Goodmooning! riuscivano ampiamente a colmare i limiti di quelle apparecchiature.
Nonostante i numerosi calcoli effettuati durante la fase preparatoria della missione, poco prima di dare inizio alla procedura di discesa, furono necessarie diverse correzioni di rotta a causa delle avverse condizioni atmosferiche presenti nell'area di allunaggio il 1 aprile 1969.
Un fortissimo vento solare costrinse il modulo Sparrow a forzare i motori per mantenere la corretta traiettoria di avvicinamento. I tecnici a Terra e gli astronauti si tennero in contatto per cercare di compensare gli errori di rotta, in tempi sempre più rapidi. La fase di allunaggio poteva essere compromessa se le folate di vento solare avessero spinto la Sparrow solo pochi metri fuori dall'obiettivo.
Nonostante questo imprevisto, grazie alla prontezza di quegli uomini, al loro sangue freddo e al lungo addestramento ricevuto, riuscirono ad allunare indenni.
Abbiamo avuto modo (vedi il report di missione classificato "La lunga discesa") di riportare alcuni dettagli relativi alla discesa sul suolo lunare eseguita da John Doe.
Ciò che ancora non sapete è come furono affrontati quei primi momenti, da solo, su quel suolo apparentemente desolato.
Il luogo dell'allunaggio della navetta Sparrow era esposto a nord e questo, date le particolari condizioni meteo, non agevolò le operazioni di esplorazione e del successivo allestimento del campo base della missione.
La prima fase di ricognizione, che prevedeva la verifica dell'area e messa in sicurezza del modulo, era stata assegnata a John. Nonostante le condizioni climatiche avverse, stoicamente, riuscì a portarla egregiamente a termine.
John aveva con sé alcune ASEA (Attrezzature Speciali Estremamente Avanzate). Dopo i primi passi compiuti faticosamente, spinto dal vento solare sempre più forte, decise di avvalersi di uno di questi dispositivi nel modo che lui ritenne più congeniale.
La foto qui riprodotta documenta quel drammatico momento in cui John estrasse il suo ASEA per proteggersi da quel fastidiosissimo vento solare. Nei diari di missione è riportato che John, comunicando col centro missione a Terra, esclamò: "Houston, I have a problem!", seguito poi da un prolungato: "Brrrrr!" che a Terra fu interpretato come un disturbo di trasmissione.
John proseguì come da programma perlustrando la zona e ispezionando lo scafo della Sparrow per verificare la presenza di eventuali danni. Grazie anche a quel particolare equipaggiamento, classificato "SAV, Sciarpa Anti Vento", John riuscì a resistere alla furia di quel vento solare e a portare egregiamente a termine il suo compito.
Dai diari di missione GoodMooning!
venerdì 21 settembre 2012
RÖVER LUNÅRE
Nei diari di missione GoodMooning! viene spesso citato il "rover lunare" come mezzo per lo svolgimento di ricognizioni di superficie a lunga percorrenza. Il documento di cui oggi vi portiamo a conoscenza, parla dei metodi che hanno consentito di trasportare materialmente sulla Luna questo gioiello tecnologico e di farlo funzionare.
Da appunti e disegni che sono arrivati fino a noi, possiamo ricavare una serie di preziose informazioni sulla tecnica che permise agli scienziati di alloggiare il rover all'interno della Sparrow e poi utilizzarlo per le ricognizioni sulla Luna.
Furono fatte in proposito numerose ipotesi prima di giungere alla soluzione definitiva.
Alcuni scienziati proposero di utilizzare delle “BPL, Biciclette Pieghevoli Lunari”, al posto del rover a 4 ruote, sostenendo la loro tesi attraverso una serie di proclami ecologisti finalizzati alla riduzione del gas serra. Poi altri colleghi fecero loro presente che sulla Luna non erano state costruite piste ciclabili e questo bastò a dissuaderli dai loro propositi.
Le soluzioni allo studio erano tantissime ma il tempo stringeva e tecnici ed astronauti furono costretti ad un lavoro massacrante per concludere tutte le fasi di pre-lancio.
Non ci fu il tempo per addestrare l'equipaggio della missione GoodMooning! a tutte le procedure. Alcuni protocolli di missione furono semplicemente raccolti in una serie di manuali che l'equipaggio della Sparrow avrebbe dovuto leggersi ed imparare al bisogno.
Questi manuali erano classificati col nome di “MOPA, Manuali Operativi del Poco e dell'Assai” e tra questi, appunto, c'era anche quello che sarebbe servito per assicurare l'operatività del rover.
L'equipaggio della Sparrow era oramai allunato e John aveva compiuto le prime fasi di perlustrazione e controllo dello scafo.
Quando il vento solare cessò, John, di comune accordo con il resto dell'equipaggio e il centro di controllo missione a Terra, cominciò ad organizzarsi per rendere funzionante il rover lunare.
John prese il “MOPA Rover” e cominciò a leggerlo.
Ciò che comprese subito è che doveva prelevare dalla stiva di carico un involucro su cui era scritto “RÖVER LUNÅRE” che conteneva le parti del veicolo da assemblare.
John, col manuale e il Kit, si diresse verso un punto pianeggiante della Luna. Ciò che a quel punto era chiaro è che il rover doveva essere montato e che all'interno del Kit erano presenti diversi elementi da assemblare.
Proseguendo nella lettura del “MOPA Rover”, John comprese, secondo le descrizioni e i pittogrammi riportati, che prima di cominciare a montare il rover doveva assicurarsi di avere:
- cacciavite
- martello
- un lapis
- un trapano
- una livella
Inoltre, era chiaro che John dovesse procurarsi un tappeto sul quale montare il rover al fine di evitare che le parti esterne si graffiassero durante il montaggio dei vari elementi. Questo punto destò in John qualche perplessità ma decise di proseguire nel leggere le istruzioni prima di trarre qualsiasi conclusione.
Proseguendo nella lettura si rese conto che il manuale, evidentemente a causa della pressione a cui erano stati sottoposti i tecnici a Terra, riportava delle parti riprese da altri manuali, probabilmente redatti in precedenza dalla ditta costruttrice che progettò e realizzò materialmente il rover e, chissà quali altri oggetti memorabili.
Questo pensiero gli fu ancor più chiaro quando ad un certo punto delle istruzioni, John lesse: “Per fissaggio a parete scegliere le viti adatte rivolgendovi a un rivenditore locale”.
A quel punto John esclamò: “Houston I Have a problem!”
La foto mostra chiaramente John impegnato nel montaggio del rover.
Sappiamo tutti che riuscì a completare l'assemblaggio del veicolo ma solo grazie al supporto del centro di controllo che a sua volta fu costretto a contattare l'azienda svedese che aveva progettato il rover. I consigli ricevuti dal “call center assistenza clienti” furono risolutivi e, come scuse per l'inconveniente, garantirono ai tecnici di Terra una fornitura a vita degli snack di alce affumicati.
Dai diari di missione GoodMooning!
venerdì 14 settembre 2012
Un posto da sogno
Ore 20:35 del 2 aprile 1969, John Doe si stava preparando per il rientro al modulo lunare Sparrow alla fine di una giornata di lavoro molto intensa.
Si trovava a circa un chilometro di distanza dall'obiettivo. Aveva appena finito di comunicare alla base che sarebbe rientrato, quando percepì in cuffia un suono inusuale. Era abituato a sentire le voci dei suoi colleghi provenienti dalla Sparrow o di quelle dei tecnici dal centro di controllo spaziale sulla Terra, generalmente alternati a crepitii, fruscii, bip e suoni di disturbi di frequenze radio che si frapponevano durante le conversazioni. Adesso però John stava udendo qualcosa di diverso, una melodia, musica. La sentiva in cuffia, quindi non poteva capire da dove provenisse. Provò a ruotare su se stesso un paio di volte, compiendo giri completi e lenti per vedere se riusciva a scorgere qualcosa in grado di produrre quelle note. Guardò ovunque e soprattutto verso l'orizzonte e ad un certo momento gli parve, dietro la cresta di un cratere lunare, di scorgere un bagliore.
Questo episodio è ben documentato sui diari di missione GoodMooning!, difatti, dai documenti in nostro possesso, si legge chiaramente che John, scorgendo quelle luci in lontananza, pensò di intravedere nuovamente il già noto Alien's Burger, di cui il rapporto di missione classificato “L'inaspettata scoperta. Vita aliena sulla Luna? Possibili tracce...” ne parla ampiamente. Memore di quel fatto John verificò le coordinate ma si rese conto che non poteva essere quel luogo. Era troppo lontano rispetto alla posizione da lui annotata nel suddetto rapporto.
Decise di andare a verificare. Dopotutto, tra la sua posizione e la cima della cresta del cratere lunare lo separavano circa duecento metri. Si incamminò e percorse, ballonzolando, tutta la distanza. Mentre avanzava il suono si faceva più nitido. Era proprio musica ed era sicuro che provenisse dalle direzione verso cui si stava dirigendo.
Alle 20:58 John raggiunse l'obiettivo e con stupore poté vedere e udire ciò che stava producendo luci e musica.
Si trovava di fronte ad un “Luna Park”.
Davanti a sé poteva ammirare uno skyline in controluce composto da montagne russe e giostre in movimento disegnate sullo sfondo scuro dello spazio dai fasci di luce colorata.
Non si lasciò ammutolire per lo stupore; dopotutto, l'addestramento da astronauta gli consentiva di gestire anche le situazioni più estreme.
Nel rapporto medico di quella missione è annotato che John rimase “moderatamente stupito”.
John comunicò al centro di controllo terrestre, con tono molto professionale, la seguente frase: “Houston I have a problem!”. Poi spiegò quanto aveva visto e, da Terra, gli risposero impartendogli un ordine.
Le parole non gli giunsero chiaramente. La musica e il crepitio della radio erano piuttosto invadenti e non capì bene quello che gli era stato detto. Restò nel dubbio tra “ma va a farti un giro!” inteso come: “non dire sciocchezze”, oppure: “vai a fare un giro!” inteso come: “vai ed effettua una ricognizione dell'area”, oppure, in ultima analisi: “vai e fatti un giro!”, inteso come un invito a salire sulle giostre e trascorrere una serata in allegria, autorizzato da Terra.
Quest'ultima parte del rapporto “Un posto da sogno” è diventata motivo di accese discussioni tra gli esperti che si occupano oggi di studiare i documenti della missione GoodMooning! Taluni affermano che John scartò la prima ipotesi propendendo per la seconda. Altri sono fermamente convinti che John decise per la seconda escludendo a priori la terza. A nessuno è chiaro cosa fece realmente John. Ciò che sappiamo è che al rientro sulla Terra, tra gli oggetti personali di John, fu trovato un elemento di prova che riteniamo non lasci più alcun dubbio, tranne che per qualche scienziato che afferma ancora che si tratti di un depistaggio dei servizi segreti. Noi abbiamo la foto, fino ad ora classificata “top secret”, che ritrae questo reperto.
Foto Reperto #1
Non spetta a noi giudicare. In futuro capiremo meglio cosa accadde quella sera in quel posto da sogno.
Dal diario di missione GoodMooning!
venerdì 7 settembre 2012
Strudel, il dolcissimo pastore tedesco
Diversi anni prima della missione
GoodMooning!, alcune nazioni in corsa per la conquista dello spazio
si presero la briga di inviare in orbita vari animali per testare le
navicelle e le apparecchiature di bordo atte a mantenere in vita gli
astronauti che avrebbero condotto le future missioni spaziali. Ne
ricordiamo una su tutti: Laika, la cagnetta che fu inviata a bordo
dello Sputnik per gli scopi di cui sopra e che dipartì
“nell'adempimento del suo dovere”.
Con l'avvicinarsi della partenza della
missione GoodMooning!, John Doe si chiese a chi avrebbe potuto
lasciare “Strudel, il suo dolcissimo pastore tedesco” a
cui era infinitamente affezionato.
La missione GoodMooning! sarebbe dovuta
durare un paio di settimane e John, non volendosi separare dal
suo amico a quattro zampe, decise di portarlo con sé sulla Luna.
Dai diari di missione, sappiamo che
questa decisione arrecò non pochi problemi all'amministrazione
spaziale. Problemi organizzativi, economici, tecnici, ecc. John però
non si arrese minacciando di rinunciare a partire se non fosse salito
a bordo anche il suo dolcissimo Strudel.
Oramai mancavano davvero pochi giorni
alla partenza e quei pochi chili in più di zavorra furono accettati
dall'ente spaziale, anche se a denti stretti e con tutta una serie di
raccomandazioni e riserve.
Su questo fatto, i diari di missione
GoodMooning! riportano diverse annotazioni. Riportiamo oggi una delle
tante che è supportata anche da un'esaustiva immagine.
John, nello scatto, è ritratto con
Strudel mentre sta cercando di dargli da mangiare. Come si può
notare dall'immagine, John sta ponendo nella ciotola un "ODV, Osso Da
Viaggio", appositamente preparato dai laboratori alimentari spaziali a
Terra poco prima della partenza della missione.
Come già detto, il tempo necessario ad
effettuare i preparativi per accogliere Strudel a bordo della navetta
fu davvero poco, soprattutto per mettere a punto i protocolli di
missione. La decisione repentina di John prese di contropiede
l'agenzia spaziale che si vide costretta a improvvisare tutta una
serie di procedure affinché la convivenza tra astronauti, il cane e
la sopravvivenza di tutto l'equipaggio, fossero garantiti.
A causa di un certo trambusto nel dover
gestire la presenza di Strudel a bordo della Sparrow, ci risulta che
non fu molto chiaro a John come, e in quale luogo eventualmente
deputato a tale scopo, avrebbe dovuto dar da mangiare a Strudel.
Fu così che sul suolo lunare, John e Strudel, si ritrovarono a guardarsi, John con l'OVD in mano e Strudel
con la sua bramosa voglia di addentare il suo meritato pasto.
Sappiamo che in quel momento, non riuscendo bene a capire come
gestire la situazione, John dovette rassegnarsi a comunicare a terra
il suo sgomento, esclamando via radio: “Houston We Have a
problem!”. In quel “we” c'è racchiuso tutto l'amore che
John provava per Strudel.
Visti gli esiti della missione e del
ritorno a casa di tutto l'equipaggio, compreso Strudel, riteniamo che
John trovò il modo di alimentare il suo dolcissimo amico a quattro
zampe.
Dal diario di missione GoodMooning!
venerdì 31 agosto 2012
Le Orse non sono poi così Orse
Il programma spaziale GoodMooning!
prevedeva numerosi test extraveicolari in spazio aperto. Abbiamo
avuto modo di capire cosa accadde con il test del lungo cavo,
come riportato nel diario di missione al paragrafo classificato: “Il
problema del filo”. Questa fu solo una delle tante prove
richieste da Terra.
Furono condotti anche test di
orientamento nello spazio senza l'ausilio di strumenti di misurazione
e localizzazione. Agli astronauti era richiesto di esporsi
all'esterno della navetta, compiere tre giri della stessa e poi porsi
con il volto verso lo spazio aperto. In questa condizione avrebbero
dovuto riconoscere immediatamente le principali costellazioni e la
loro posizione comunicando via radio ciò che vedevano.
Arrivò il turno di John Doe.
Uscì dal modulo orbitante e iniziò a
compiere le operazioni a lui assegnate.
John, fece i tre giri della navetta
mettendosi con le spalle ad essa.
Si concentrò.
Dopo pochi istanti, non appena si
assicurò una sorta di galleggiamento in grado di mantenere l'allineamento con il modulo spaziale, John iniziò a scrutare
l'infinito per identificare le costellazioni incluse nel suo cono
visivo.
Passarono pochi istanti e John
riconobbe l'Orsa Maggiore. Lo riferì via radio ma non fece a tempo a
concentrarsi su un altro punto del suo panorama che udì delle
risate. Pensò che provenissero dalla nave ma John capì che la voce
udita non apparteneva a nessun membro dell'equipaggio.
Il risolino aumentava e al primo se ne
aggiunse un altro. Si coprivano a vicenda e qualche volta si
alternavano. Erano risate piacevoli da udire, non sguaiate o volgari
ma lievi, sottili, quasi melodiche. Una era chiaramente
caratterizzata da un timbro vocale più maturo ma mansueto, quasi
materno. L'altra, invece, era attribuibile alla risata di una
bambina.
John era stupito per ciò che gli stava
accadendo ma freddamente cominciò ad analizzare la situazione in
modo razionale.
Sul diario di missione è riportato che
oltre alle risate John vide comparire dall'oscurità due figure,
sempre più distinte, vicine e nitide.
Non poteva sbagliarsi, erano le due
Orse, la Maggiore e la Minore.
Si stavano avvicinando a John, ridendo,
giocando e gongolandosi nello spazio. Durante questo avvicinamento,
l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore si diedero la mano e la Minore fece
cenno a John di afferrarle quella rimasta libera, invitandolo, tra
una risatina e l'altra, a giocare con loro a “GiroTondo”.
L'Orsa Maggiore, visto lo sgomento di
John, lo rassicurò che avrebbero saltato la parte dove si recita:
“casca il mondo e casca la terra”, come segno di cortesia verso
l'ospite terrestre. Poiché non sarebbe rimasto poi gran che di
quella filastrocca, se non “Giro, giro tondo tutti giù per terra”
e, sapendo che per terra non sarebbero potute andare, questo fu
motivo di tanta ilarità tra le due Orse.
Non sappiamo se John fece il
“GiroTondo” con le due Orse. Sappiamo, di sicuro, che appena le
vide comparire, esclamò: “Houston I have a problem!”.
Dal diario di missione GoodMooning!
domenica 26 agosto 2012
Senza ironia e con immenso rispetto, ciao Neil
Senza un razzo vettore, senza alcun clamore, senza gli sguardi stupiti di milioni di persone in tutto il mondo, Neil ci lascia per tornare tra le stelle. Ciao Neil, ti ricorderemo per sempre.
venerdì 24 agosto 2012
Un mare davvero tranquillo
ASEA è l'acronimo di Attrezzature
Speciali Estremamente Avanzate. Sono il meglio della ricerca e
della tecnologia, frutto di anni di studi e test di sviluppo
finalizzati a realizzare dispositivi sempre più performanti in grado
di soddisfare tutte le necessità, in qualsiasi condizione, durante
le missioni spaziali.
John Doe era consapevole che
diversi milioni di dollari erano stati destinati per
equipaggiarlo con il meglio delle ASEA fino ad ora prodotte.
La missione Luna era una priorità e
GoodMooning! era la priorità nella priorità.
John e l'equipaggio della Sparrow erano
i primi utilizzatori di queste attrezzature e loro stessi avrebbero
verificato il successo o il fallimento di quell'equipaggiamento.
Venne il momento di testare un
particolare dispositivo, segretissimo, destinato a coadiuvare gli
astronauti nell'operazioni di perlustrazione del suolo lunare in
determinate aree specifiche della Luna, riportate nel “Protocollo
GAM”, di cui parleremo più avanti.
Nei diari di missione GoodMooning!
leggiamo, in data non decifrabile dalle carte in nostro possesso, che
erano previste delle ricognizioni nelle aree identificate come
“mari”.
All'epoca, data la scarsissima disponibilità di materiale
iconografico in grado di fornire una mappatura accurata di tutta la
superficie lunare, gli scienziati scelsero come luogo di
perlustrazione il “Mare della Tranquillità”, si pensa perché il
nome stesso era rassicurante
e, di conseguenza, anche il luogo sarebbe risultato, probabilmente, privo di insidie.
Così fu deciso che John Doe doveva
recarsi in loco per redigere un rapporto sulla zona e verificare il
suo ASEA sul campo.
Prese il rover lunare e si diresse
verso l'obiettivo.
Arrivato sul luogo, chiaramente e
immediatamente identificato da John, l'astronauta attivò l'ASEA a
lui assegnato per quella missione.
La procedura prevedeva di tirare l'apposita linguetta a strappo,
attendere che il dispositivo si attivasse e annotarne il
comportamento, segnalando ovviamente eventuali anomalie.
John seguì scrupolosamente tutta la
procedura avendo cura di trovarsi nel bel mezzo del Mare della
Tranquillità.
Da ulteriori documenti, si evince che
il “protocollo GAM” fosse stato studiato per ottimizzare le
perlustrazioni in prossimità di quelle aree definite “mari”. Per
meglio classificarle, dette operazioni presero il nome di “Gite Al
Mare”, appunto “GAM”.
Sappiamo inoltre che John comunicò
alla base l'immediato riscontro del suo ASEA esclamando “Houston
I have a problem!”. Poi aggiunse anche “I touch here!”
Da ulteriori documenti che abbiamo studiato emerge che quell'esperienza fu imbarazzante per l'agenzia spaziale la quale
volle dimenticarla, cercando di insabbiare (è il caso di
sottolinearlo) tutti i relativi documenti. Grazie al nostro “gola
profonda” siamo riusciti a recuperarli, compresa l'unica foto
disponibile che riassume quegli attimi.
Come è possibile vedere chiaramente
dall'immagine, John è entrato nel Mare della Tranquillità e ha
attivato egregiamente il suo ASEA.
Dai diari di missione GoodMooning!
venerdì 17 agosto 2012
La bandiera
Dopo la lunga discesa dal modulo
lunare, fase peraltro molto complessa di cui si è parlato in un
estratto del diario di missione GoodMooning! (vedi “Quella lunga
discesa”), John Doe appoggiò finalmente il piede sul suolo lunare.
L'esperienza non fu condivisa in
diretta con la popolazione terrestre, come avvenne invece per la
missione Apollo 11. Oggi sappiamo tutti che GoodMooning! fu una
missione di preparazione a quella ufficiale e che, pertanto, non
doveva essere resa nota all'opinione pubblica. All'epoca tutto doveva
essere condotto in estrema segretezza ed efficienza per spianare la
strada a coloro che avrebbero poi consegnato, in modo ufficiale e
altisonante, il nostro satellite nelle mani dell'intera umanità.
Non divaghiamo e torniamo al nostro
John...
Dopo la famosa discesa, come abbiamo
detto, John poggiò il suo piede sul suolo lunare ma in modo molto
distaccato, quasi come se fosse una mansione quotidiana, d'ufficio.
Forse perché stanco per aver effettuato la lunga discesa o forse
perché era passata da un pezzo l'ora di pranzo. Alcuni storici
invece sostengono che John, appena appoggiò il piede sulla
superficie della Luna, si ricordò che avrebbe poi dovuto cancellare
l'orma, come peraltro tutte le successive che avrebbe lasciato
durante la sua missione. Non doveva restare alcuna traccia sulla Luna
della missione GoodMooning! All'arrivo della missione Apollo 11 tutto
doveva risultare intonso. L'unica cosa che gli era stato detto di
fare era di “piantare la bandiera” in modo tale da farla trovare
cresciuta all'arrivo dell'equipaggio dell'Apollo 11.
Così John fece.
Senza allontanarsi troppo dalla navetta
Sparrow, più che altro per non lasciare troppe tracce del suo
passaggio, John scelse una zona che ritenne idonea per piantarvi la
bandiera.
Era una bandiera ancora piccola,
pensata per poter essere alloggiata comodamente negli angusti
scomparti della navetta.
John la estrasse dal contenitore che la
custodiva e la inserì delicatamente nel piccolo foro che aveva
scavato con le mani sulla superficie della Luna.
Prese la polvere lunare precedentemente
rimossa e la posizionò in modo da ricoprire la buca, tutta attorno
al piccolo fusto della bandiera.
Stava in piedi, questa era la cosa più
importante. Adesso però doveva essere completata
l'operazione applicando al suolo un'ILBE, Irrigazione Localizzata su
Bandiera in Erba.
John estrasse l'apposito strumento col
quale avrebbe dovuto irrigare l'area ma, con sua rassegnazione, si
rese conto che non aveva opportunamente riempito l'IMD, l'Irrigatore
Manuale a Dispersione. Sarebbe dovuto nuovamente risalire sulla
Sparrow e provvedere a tale operazione. Ci pensò un attimo e poi
preferì comunicare a Terra il suo status di imbarazzo e
rassegnazione: “Houston, I have a problem!”.
Da quel che ci risulta, Collins, Aldrin e
Armstrong dovettero portarsi dietro una “bandiera adulta”.
Dal diario di missione GoodMooning!
venerdì 10 agosto 2012
Un messaggio ancestrale lasciato per noi sulla Luna?
Nei diari di missione GoodMooning! del
1 Aprile 1969, ore 10:43, è riportato che l'equipaggio della navetta "Sparrow" diede inizio alla ricognizione del suolo lunare. Fu calato
sulla Luna il “moon rover” e preparato per iniziare la missione.
John Doe fu scelto per condurre il veicolo lunare con l'obiettivo di dirigersi in esplorazione dell'area definita dagli scienziati, la ZTL. Dai documenti in nostro possesso non è stato possibile comprendere il significato di questo acronimo ma ciò che è sicuro è che si tratta di una zona oscura e a tutt'oggi molto difficile da percorrere, nonostante tutti gli sviluppi tecnologici che si sono susseguiti fino ad ora.
John Doe salì sul suo mezzo elettrico e di diresse verso l'obiettivo della missione. Dopo circa venti minuti, e poco meno di due chilometri percorsi con il “moon rover”, John dovette fermarsi in prossimità del suo obiettivo. Dagli strumenti risultava che la ZTL era a pochissimi metri da lui, praticamente era arrivato ma ciò che gli impedì di proseguire fu l'inaspettata presenza di un DSP, Dispositivo Segnaletico a Palina. Scese dal veicolo lunare e proseguì a piedi per qualche metro arrivando davanti all'artefatto. Chissà da quanto tempo poteva trovarsi lì e, soprattutto, chi lo aveva realizzato?
John fu preso dallo sconforto e
rassegnazione nel leggere il testo riportato su questo ancestrale e
insolito messaggero.
Ciò che ci è pervenuto di quella
missione di esplorazione è piuttosto esaustivo per permetterci di
comprendere lo stato d'animo in cui John sprofondò in quel momento.
Questo è il messaggio lasciato da una civiltà aliena e che John
lesse in veste di rappresentante della Terra: “No parking any
time”.
John Doe, subito dopo qualche attimo di smarrimento, esclamò: “Houston I have a problem”.
John Doe, subito dopo qualche attimo di smarrimento, esclamò: “Houston I have a problem”.
Ancora oggi gli scienziati stanno
studiando il significato più profondo di queste parole e numerosi
dibattiti hanno tenuto impegnati accademici e studiosi di tutto il
mondo.
La fotografia che ritrae quel
momento incredibile.
venerdì 3 agosto 2012
Priorità assolute
Durante la missione GoodMooning!, John
Doe comunicò al controllo a Terra di avvertire alcune necessità
fisiologiche di una certa rilevanza. Il protocollo di missione è piuttosto preciso a tal
proposito, riporta chiare ed esaustive indicazioni su come e quando procedere in caso di
“bisogno”. Citiamo il paragrafo 2 del capitolo “Sistema di evacuazione delle scorie
accumulate”, riportando quanto segue: “prima di effettuare qualsiasi operazione di espulsione di materiale di scarto, è
necessario premunirsi di tutti gli apparati necessari al fine di
procedere all'espletamento corretto di tali operazioni”.
John, per quanto accorto e previdente,
durante una ricognizione extraveicolare si trovò ad affrontare il
problema. Provò con tutte le sue forze a
posticipare la procedura ma, come è noto ai più, certe questioni
non possono essere rimandate tanto a lungo.
Pur non entrando in ulteriori dettagli
l'episodio fu annotato nei diari di missione. Riteniamo di particolare rilevanza
l'ultima parte della registrazione di questo documento in cui John, pur trovandosi nella
condizione ideale e necessaria per gestire tempestivamente la suddetta procedura,
ebbe qualche difficoltà nell'amministrare gli apparati preposti allo scopo. John, quindi, fu
costretto ad esternare il suo sgomento comunicando a Terra la
seguente frase "Houston I have a problem!".
Questa che vi forniamo è l'unica
immagine che documenta una parte rilevante della procedura
classificata come: “Sistema di evacuazione delle scorie accumulate,
Paragrafo 2”
Dal diario di missione GoodMooning!
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