venerdì 31 agosto 2012

Le Orse non sono poi così Orse


Il programma spaziale GoodMooning! prevedeva numerosi test extraveicolari in spazio aperto. Abbiamo avuto modo di capire cosa accadde con il test del lungo cavo, come riportato nel diario di missione al paragrafo classificato: “Il problema del filo”. Questa fu solo una delle tante prove richieste da Terra.
Furono condotti anche test di orientamento nello spazio senza l'ausilio di strumenti di misurazione e localizzazione. Agli astronauti era richiesto di esporsi all'esterno della navetta, compiere tre giri della stessa e poi porsi con il volto verso lo spazio aperto. In questa condizione avrebbero dovuto riconoscere immediatamente le principali costellazioni e la loro posizione comunicando via radio ciò che vedevano.

Arrivò il turno di John Doe.

Uscì dal modulo orbitante e iniziò a compiere le operazioni a lui assegnate.
John, fece i tre giri della navetta mettendosi con le spalle ad essa. 
Si concentrò.
Dopo pochi istanti, non appena si assicurò una sorta di galleggiamento in grado di mantenere l'allineamento con il modulo spaziale, John iniziò a scrutare l'infinito per identificare le costellazioni incluse nel suo cono visivo.
Passarono pochi istanti e John riconobbe l'Orsa Maggiore. Lo riferì via radio ma non fece a tempo a concentrarsi su un altro punto del suo panorama che udì delle risate. Pensò che provenissero dalla nave ma John capì che la voce udita non apparteneva a nessun membro dell'equipaggio.
Il risolino aumentava e al primo se ne aggiunse un altro. Si coprivano a vicenda e qualche volta si alternavano. Erano risate piacevoli da udire, non sguaiate o volgari ma lievi, sottili, quasi melodiche. Una era chiaramente caratterizzata da un timbro vocale più maturo ma mansueto, quasi materno. L'altra, invece, era attribuibile alla risata di una bambina.
John era stupito per ciò che gli stava accadendo ma freddamente cominciò ad analizzare la situazione in modo razionale.
Sul diario di missione è riportato che oltre alle risate John vide comparire dall'oscurità due figure, sempre più distinte, vicine e nitide.
Non poteva sbagliarsi, erano le due Orse, la Maggiore e la Minore
Si stavano avvicinando a John, ridendo, giocando e gongolandosi nello spazio. Durante questo avvicinamento, l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore si diedero la mano e la Minore fece cenno a John di afferrarle quella rimasta libera, invitandolo, tra una risatina e l'altra, a giocare con loro a “GiroTondo”.
L'Orsa Maggiore, visto lo sgomento di John, lo rassicurò che avrebbero saltato la parte dove si recita: “casca il mondo e casca la terra”, come segno di cortesia verso l'ospite terrestre. Poiché non sarebbe rimasto poi gran che di quella filastrocca, se non “Giro, giro tondo tutti giù per terra” e, sapendo che per terra non sarebbero potute andare, questo fu motivo di tanta ilarità tra le due Orse.



Non sappiamo se John fece il “GiroTondo” con le due Orse. Sappiamo, di sicuro, che appena le vide comparire, esclamò: “Houston I have a problem!”.

Dal diario di missione GoodMooning!

domenica 26 agosto 2012

Senza ironia e con immenso rispetto, ciao Neil

Senza un razzo vettore, senza alcun clamore, senza gli sguardi stupiti di milioni di persone in tutto il mondo, Neil ci lascia per tornare tra le stelle. Ciao Neil, ti ricorderemo per sempre.

venerdì 24 agosto 2012

Un mare davvero tranquillo


ASEA è l'acronimo di Attrezzature Speciali Estremamente Avanzate. Sono il meglio della ricerca e della tecnologia, frutto di anni di studi e test di sviluppo finalizzati a realizzare dispositivi sempre più performanti in grado di soddisfare tutte le necessità, in qualsiasi condizione, durante le missioni spaziali.
John Doe era consapevole che diversi milioni di dollari erano stati destinati per equipaggiarlo con il meglio delle ASEA fino ad ora prodotte.
La missione Luna era una priorità e GoodMooning! era la priorità nella priorità.
John e l'equipaggio della Sparrow erano i primi utilizzatori di queste attrezzature e loro stessi avrebbero verificato il successo o il fallimento di quell'equipaggiamento.
Venne il momento di testare un particolare dispositivo, segretissimo, destinato a coadiuvare gli astronauti nell'operazioni di perlustrazione del suolo lunare in determinate aree specifiche della Luna, riportate nel “Protocollo GAM”, di cui parleremo più avanti.

Nei diari di missione GoodMooning! leggiamo, in data non decifrabile dalle carte in nostro possesso, che erano previste delle ricognizioni nelle aree identificate come “mari”. All'epoca, data la scarsissima disponibilità di materiale iconografico in grado di fornire una mappatura accurata di tutta la superficie lunare, gli scienziati scelsero come luogo di perlustrazione il “Mare della Tranquillità”, si pensa perché il nome stesso era rassicurante e, di conseguenza, anche il luogo sarebbe risultato, probabilmente, privo di insidie.
Così fu deciso che John Doe doveva recarsi in loco per redigere un rapporto sulla zona e verificare il suo ASEA sul campo.
Prese il rover lunare e si diresse verso l'obiettivo.
Arrivato sul luogo, chiaramente e immediatamente identificato da John, l'astronauta attivò l'ASEA a lui assegnato per quella missione.
La procedura prevedeva di tirare l'apposita linguetta a strappo, attendere che il dispositivo si attivasse e annotarne il comportamento, segnalando ovviamente eventuali anomalie.
John seguì scrupolosamente tutta la procedura avendo cura di trovarsi nel bel mezzo del Mare della Tranquillità.

Da ulteriori documenti, si evince che il “protocollo GAM” fosse stato studiato per ottimizzare le perlustrazioni in prossimità di quelle aree definite “mari”. Per meglio classificarle, dette operazioni presero il nome di “Gite Al Mare”, appunto “GAM”.

Sappiamo inoltre che John comunicò alla base l'immediato riscontro del suo ASEA esclamando “Houston I have a problem!”. Poi aggiunse anche “I touch here!”

Da ulteriori documenti che abbiamo studiato emerge che quell'esperienza fu imbarazzante per l'agenzia spaziale la quale volle dimenticarla, cercando di insabbiare (è il caso di sottolinearlo) tutti i relativi documenti. Grazie al nostro “gola profonda” siamo riusciti a recuperarli, compresa l'unica foto disponibile che riassume quegli attimi.


Come è possibile vedere chiaramente dall'immagine, John è entrato nel Mare della Tranquillità e ha attivato egregiamente il suo ASEA.

Dai diari di missione GoodMooning!

venerdì 17 agosto 2012

La bandiera


Dopo la lunga discesa dal modulo lunare, fase peraltro molto complessa di cui si è parlato in un estratto del diario di missione GoodMooning! (vedi “Quella lunga discesa”), John Doe appoggiò finalmente il piede sul suolo lunare.
L'esperienza non fu condivisa in diretta con la popolazione terrestre, come avvenne invece per la missione Apollo 11. Oggi sappiamo tutti che GoodMooning! fu una missione di preparazione a quella ufficiale e che, pertanto, non doveva essere resa nota all'opinione pubblica. All'epoca tutto doveva essere condotto in estrema segretezza ed efficienza per spianare la strada a coloro che avrebbero poi consegnato, in modo ufficiale e altisonante, il nostro satellite nelle mani dell'intera umanità.

Non divaghiamo e torniamo al nostro John...

Dopo la famosa discesa, come abbiamo detto, John poggiò il suo piede sul suolo lunare ma in modo molto distaccato, quasi come se fosse una mansione quotidiana, d'ufficio. Forse perché stanco per aver effettuato la lunga discesa o forse perché era passata da un pezzo l'ora di pranzo. Alcuni storici invece sostengono che John, appena appoggiò il piede sulla superficie della Luna, si ricordò che avrebbe poi dovuto cancellare l'orma, come peraltro tutte le successive che avrebbe lasciato durante la sua missione. Non doveva restare alcuna traccia sulla Luna della missione GoodMooning! All'arrivo della missione Apollo 11 tutto doveva risultare intonso. L'unica cosa che gli era stato detto di fare era di “piantare la bandiera” in modo tale da farla trovare cresciuta all'arrivo dell'equipaggio dell'Apollo 11.
Così John fece.
Senza allontanarsi troppo dalla navetta Sparrow, più che altro per non lasciare troppe tracce del suo passaggio, John scelse una zona che ritenne idonea per piantarvi la bandiera.
Era una bandiera ancora piccola, pensata per poter essere alloggiata comodamente negli angusti scomparti della navetta.
John la estrasse dal contenitore che la custodiva e la inserì delicatamente nel piccolo foro che aveva scavato con le mani sulla superficie della Luna.
Prese la polvere lunare precedentemente rimossa e la posizionò in modo da ricoprire la buca, tutta attorno al piccolo fusto della bandiera.
Stava in piedi, questa era la cosa più importante. Adesso però doveva essere completata l'operazione applicando al suolo un'ILBE, Irrigazione Localizzata su Bandiera in Erba.
John estrasse l'apposito strumento col quale avrebbe dovuto irrigare l'area ma, con sua rassegnazione, si rese conto che non aveva opportunamente riempito l'IMD, l'Irrigatore Manuale a Dispersione. Sarebbe dovuto nuovamente risalire sulla Sparrow e provvedere a tale operazione. Ci pensò un attimo e poi preferì comunicare a Terra il suo status di imbarazzo e rassegnazione: “Houston, I have a problem!”.


Da quel che ci risulta, Collins, Aldrin e Armstrong dovettero portarsi dietro una “bandiera adulta”.  

Dal diario di missione GoodMooning!

venerdì 10 agosto 2012

Un messaggio ancestrale lasciato per noi sulla Luna?


Nei diari di missione GoodMooning! del 1 Aprile 1969, ore 10:43, è riportato che l'equipaggio della navetta "Sparrow" diede inizio alla ricognizione del suolo lunare. Fu calato sulla Luna il “moon rover” e preparato per iniziare la missione.

John Doe fu scelto per condurre il veicolo lunare con l'obiettivo di dirigersi in esplorazione dell'area definita dagli scienziati, la ZTL. Dai documenti in nostro possesso non è stato possibile comprendere il significato di questo acronimo ma ciò che è sicuro è che si tratta di una zona oscura e a tutt'oggi molto difficile da percorrere, nonostante tutti gli sviluppi tecnologici che si sono susseguiti fino ad ora.

John Doe salì sul suo mezzo elettrico e di diresse verso l'obiettivo della missione. Dopo circa venti minuti, e poco meno di due chilometri percorsi con il “moon rover”, John dovette fermarsi in prossimità del suo obiettivo. Dagli strumenti risultava che la ZTL era a pochissimi metri da lui, praticamente era arrivato ma ciò che gli impedì di proseguire fu l'inaspettata presenza di un DSP, Dispositivo Segnaletico a Palina. Scese dal veicolo lunare e proseguì a piedi per qualche metro arrivando davanti all'artefatto. Chissà da quanto tempo poteva trovarsi lì e, soprattutto, chi lo aveva realizzato?

John fu preso dallo sconforto e rassegnazione nel leggere il testo riportato su questo ancestrale e insolito messaggero.
Ciò che ci è pervenuto di quella missione di esplorazione è piuttosto esaustivo per permetterci di comprendere lo stato d'animo in cui John sprofondò in quel momento. Questo è il messaggio lasciato da una civiltà aliena e che John lesse in veste di rappresentante della Terra: “No parking any time”.

John Doe, subito dopo qualche attimo di smarrimento, esclamò: “Houston I have a problem”.

Ancora oggi gli scienziati stanno studiando il significato più profondo di queste parole e numerosi dibattiti hanno tenuto impegnati accademici e studiosi di tutto il mondo.


La fotografia che ritrae quel momento incredibile.

Dal diario di missione GoodMooning!

venerdì 3 agosto 2012

Priorità assolute


Durante la missione GoodMooning!, John Doe comunicò al controllo a Terra di avvertire alcune necessità fisiologiche di una certa rilevanza. Il protocollo di missione è piuttosto preciso a tal proposito, riporta chiare ed esaustive indicazioni su come e quando procedere in caso di “bisogno”. Citiamo il paragrafo 2 del capitolo “Sistema di evacuazione delle scorie accumulate”, riportando quanto segue: “prima di effettuare qualsiasi operazione di espulsione di materiale di scarto, è necessario premunirsi di tutti gli apparati necessari al fine di procedere all'espletamento corretto di tali operazioni”.

John, per quanto accorto e previdente, durante una ricognizione extraveicolare si trovò ad affrontare il problema. Provò con tutte le sue forze a posticipare la procedura ma, come è noto ai più, certe questioni non possono essere rimandate tanto a lungo.
Pur non entrando in ulteriori dettagli l'episodio fu annotato nei diari di missione. Riteniamo di particolare rilevanza l'ultima parte della registrazione di questo documento in cui John, pur trovandosi nella condizione ideale e necessaria per gestire tempestivamente la suddetta procedura, ebbe qualche difficoltà nell'amministrare gli apparati preposti allo scopo. John, quindi, fu costretto ad esternare il suo sgomento comunicando a Terra la seguente frase "Houston I have a problem!".

Questa che vi forniamo è l'unica immagine che documenta una parte rilevante della procedura classificata come: “Sistema di evacuazione delle scorie accumulate, Paragrafo 2”


Dal diario di missione GoodMooning!